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Abstract
Il photovoice costituisce un metodo visuale partecipativo che può permettere ai figli delle migrazioni di riflettere sulle loro esperienze di razzismo quotidiano e condividere idee su come contrastare le discriminazioni.
L’autrice, figlia di immigrati cresciuta in Italia, ripercorre riflessivamente il suo percorso all’interno della ricerca-azione “Il mio sguardo la mia voce. Una nuova generazione del Nord Est si racconta attraverso il photovoice” (ref. scientifico, Prof.ssa Frisina).
Ha partecipato in una prima fase in qualità di soggetto della ricerca, successivamente come co-ricercatrice, per infine trovarsi a svolgere un ruolo da peer educator tra gli studenti e le studentesse di scuole secondarie di secondo grado.